Quello che lo strumento non mostra è la complessa meccanica interna, ovvero il collegamento tra i tasti e la corda. che serve a produrre il suono.
Questo sistema si basa su un meccanismo formato da una asticella che prolunga il tasto all’interno dello strumento. La pressione del tasto fa salire una asticella, il saltarello, che è munita di un plettro costituito da un pezzo di penna d’uccello, normalmente di corvo. Il plettro eccita la corda che suona. Quando si abbassa il tasto, il plettro non tocca nuovamente la corda ma essa viene smorzata da un feltro.
Il suono quindi è brillante ma di breve durata. E’ inoltre impossibile modularlo.
La spinetta è uno strumento che nasconde la sua complessità perché esteriormente pare un rettangolo disposto con il lato lungo parallelo all’esecutore, chiuso da un coperchio che nasconde sia le corde che la tastiera.
Il nome pare che derivi dal suo inventore, un certo Giovanni Spinetti (Johannes Spinetus) vissuto a Venezia nel 500. Probabilmente era solamente il perfezionatore di un antico strumento a tastiera risalente al 300.
Lo strumento inizialmente non aveva gambe quindi doveva venir appoggiato su un tavolo. In seguito venne però dotato di supporti autonomi.
Una volta aperta la copertura, che normalmente viene tenuta sollevata dal leggio o viene tolta del tutto dai cardini posteriori, viene rivelata la tastiera che aveva una estensione limitata (normalmente attorno le 4 ottave).
L’apertura della copertura rivela anche le corde, disposte orizzontalmente rispetto all’esecutore, con le gravi più vicine allo stesso.
Per sentire il suono di questo strumento non ho trovato link migliore se non quello del grande maestro Luigi Ferdinando Tagliavini che oltre a possedere una innata dote musicale ebbe anche l’intuizione di collezionare e salvaguardare tastiere storiche, oggi in mostra presso il Complesso di San Colombano a Bologna.