Marin Mersenne, un grande scienziato francese nato il 1588, viene ancora ricordato dal mondo accademico per una funzione riguardante i numeri primi e per aver descritto scientificamente gli armonici di una corda vibrante.

La sua opera monumentale sulla musica (Harmonie universelle), stampata 1636, nel quarto libro cataloga, spiega e disegna gli strumenti.

La sua descrizione parte ovviamente dagli strumenti che già a quell’epoca erano antichi, ovvero quelli delle popolazione mesopotamiche, dei greci e dei romani.

Nelle tavole avverte il lettore che le illustrazioni che lui riporta le ha ricavate dagli affreschi e dalle incisioni sul marmo, non dagli strumenti originali

Nella prima tabella illustrativa di Mersenne notiamo due strumenti a fiato, uno a canna singola (Syrinx monokalamos) ed uno a canna doppia, due strumenti a percussione (sistri, sacri alla dea Iside) e cinque strumenti a pizzico, delle lyre con casse di risonanza diverse ed una cetra.

Questi strumenti simili all’arpa, degni degli dei, compaiono ben 4 volte nella variante pizzicata ed una volta nella variante a corda battuta.

La cassa di risonanza della lyra era per lo più fatta utilizzando il guscio di una tartaruga sul quale venivano apposte delle corna animali.

La Cetra invece era costruita interamente di legno, ma molte volte era comunque zoomorfa, come possiamo vedere nell’immagine della civiltà di Ur, in mesopotamia, terra d’origine dello strumento.

Il brano che ascoltiamo è “O Roma nobilis“, canto processionale di autore anonimo del 1100 ed è eseguito su una lyra.

L’esecuzione del brano è del Early Music Consort of London, diretto da David Munrow, ed il pezzo è inserito nel cofanetto di LP
Instruments Of The Middle Ages And Renaissance del 1976

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